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giovedì 25 novembre 2021

I media e la violenza contro le donne

Oggi è la Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne, e su tutti i media c'è l'occasione di leggere e ascoltare storie, commenti, dati, statistiche. La violenza di genere non sta affatto diminuendo e ogni giorno, da quando ho deciso di occuparmene a scuola nell'ambito del programma di educazione civica, si potrebbe fare un esempio che risale al giorno prima.

Gli omicidi in generale sono i constante calo da 20 anni, ma gli omicidi di donne in quanto tali, per mano di partner o ex o famigliari, non accennano a diminuire, anzi sono in leggera crescita. La prima cosa da precisare è quindi che si chiama femminicidio non un qualunque omicidio in cui la donna è vittima, ma l'omicidio di una donna determinato proprio dalla sua autodeterminazione, dal rifiuto della sottomissione nelle relazioni sentimentali e famigliari.

I dati del Ministero dell'Interno, rielaborati con grafici di confronto:
https://www.interno.gov.it/sites/default/files/2021-11/07_settimanale_omicidi_22_novembre_2021.pdf

Quest'anno però la discriminazione di genere non è un argomento specifico del mio programma, per cui mi soffermo solo su un aspetto del problema, che è il racconto che i media fanno del fenomeno.

Negli ultimi anni, grazie all'azione di associazioni, istituzioni e molte giornaliste, il racconto della violenza di genere sui media è un po' cambiato; il primo gennaio 2021 è stato introdotta una modifica al Testo unico dei doveri del Giornalista che definisce regole chiare per scrivere gli articoli di cronaca, e prevede sanzioni dell'ordine dei Giornalisti per chi non le rispetta. I racconti di stupri e femminicidi infatti quasi sempre finivano per empatizzare con i criminali, minimizzando il problema culturale e facendo illazioni sulla responsabilità delle vittime. In pratica una seconda violenza, che viene chiamata vittimizzazione secondaria; le motivazioni? Quasi sempre semplicemente abitudine e ricerca di facili click o di audience.

Il fenomeno si sta attenuando ma vale la pena di farci caso: la tendenza infatti è quella di trovare - sulle stesse testate, che sembrano nemmeno accorgersi della contraddizione - articoli di commento che stigmatizzano i femminicidi e pezzi di cronaca nera che li raccontano immancabilmente dalla parte dell'assassino. 

Qui vi segnalo alcuni articoli di questi giorni che spiegano il problema:

L'eco della Stampa
Il media monitoring svela come si comunica la violenza di genere

ZeroViolenza
Il codice etico per la stampa in caso di femminicidio

In particolare vi segnalo questa discussione, dalle pagine del Sole24 ore: E' lecito utilizzare le immagini dei social per raccontare le vittime?

Per dettagli ed esempi di articoli di cronaca "sbagliati" vi rimando al post di due anni fa, al punto 2) La narrazione mediatica della violenza di genere: 

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